Antioco (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA XIV
 
 SELEUCO, ANTIOCO, ARSACE co’ suoi fenici
 
 ANTIOCO
 Viene Arsace al tuo piè.
 SELEUCO
                                              Venga. E tu, figlio,
 libero a l’ire mie lascia il destino
 di quest’anime infide.
 ANTIOCO
350Tu poc’anzi, o signor...
 SELEUCO
                                           Basti. Assai dissi.
 ARSACE
 Ecco a le regie piante...
 SELEUCO
                                             Arsace, sorgi.
 ARSACE
 Ecco un popolo intero
 che per mia bocca a te, monarca invitto,
 le sue suppliche porta e i mali espone.
355Un popolo infelice,
 altre volte a te caro, al di cui braccio
 molte devi di queste,
 trofei di tue vittorie, armi nemiche.
 Un popolo...
 SELEUCO
                         Sì, un popolo rubello
360che il suo stato, il mio grado
 pose in obblio, che osò nel seno istesso
 de’ duci suoi, de’.miei più cari il ferro
 immerger contumace.
 ARSACE
 Prendemmo il ferro, è ver, ma per vendetta
365solo de’ nostri torti. Abbìam sofferto
 ne’ duci tuoi quanto ha di crudo e fiero
 la tirannide stessa.
 Il tuo nome gran tempo
 diè freno al nostro ardire e fe’ più audaci
370le rapine il tacer. Ma alfin chi puote
 frenar plebe irritata?
 SELEUCO
 Qual legge ora a’ vassalli
 il supplizio permette
 de’ suoi giudici stessi? Io non avea
375con che punirli? A che tenermi ignote
 le loro colpe?
 ANTIOCO
                           Ah! Sire...
 SELEUCO
 Non più. Del poter mio, del vostro fallo
 fede faranno a voi le mie vendette.
 ANTIOCO
 Mio genitore...
 SELEUCO
                              Antioco, taci.
 ARSACE
                                                        Eh frena...
 SELEUCO
380No. Perdon non si speri. I vostri mali
 sieno agli altri di esempio, a voi di pena.
 
    Porterò ne’ vostri lidi
 la rovina, la strage, il terror.
 
    E col sangue degl’infidi
385segnerò su quelle arene
 la vostra sconoscenza e ’l mio furor.