Antioco (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA XIII
 
 SELEUCO, ANTIOCO e TOLOMEO
 
 SELEUCO
295A te, figlio, si aspetta
 il tranquillar quell’alma.
 ANTIOCO
 Ma quando, o genitore,
 de’ miseri fenici udir vorrai
 gli ossequi e le discolpe? Al figlio Arsace
300tutta la speme sua fidò Scitalce.
 SELEUCO
 Venga, se Antioco il brama.
 ANTIOCO
 Il contento di Arsace a lui mi chiama.
 SELEUCO
 Prence, vedrò di Antioco
 disciolti gl’imenei?
 TOLOMEO
305L’ira di Argene è giusta.
 Sprezzata, vilipesa,
 che può sperar?
 SELEUCO
                                Più che d’Argene l’ira,
 temo di Antioco il duolo.
 TOLOMEO
 Qual duol, signore?
 SELEUCO
                                      Ignota
310m’è la cagione.
 TOLOMEO
                              Ah! Se la tema, o sire...
 SELEUCO
 Tema? Di che?
 TOLOMEO
                               Del tuo riposo, al labbro...
 SELEUCO
 Parla, se amico sei.
 TOLOMEO
 Direi che del suo duol, de’ suoi sospiri
 non m’è ascoso il mistero.
315Tu sol lieto puoi farlo.
 SELEUCO
                                          Io? V’è nel regno
 cosa che a lui gradisca?
 TOLOMEO
                                             Il regno istesso.
 SELEUCO
 Prence, t’inganni. O quante volte, o quante
 il diadema e lo scettro
 gli posi a’ piedi; ed ei né pur d’un guardo
320degnò l’offerte e n’ebbe orrore.
 TOLOMEO
                                                           Ei forse
 non le credé veraci; o pur non ama
 fuorché del sangue tuo tinto il suo manto.
 SELEUCO
 Ah! Che dicesti? Un figlio?
 TOLOMEO
 Cedon talor del sangue
325le giuste leggi ad un amor superbo.
 SELEUCO
 Come ne temi?
 TOLOMEO
                               Alor che i lumi, o sire,
 fissa ne’ tuoi, qual de’ suoi sguardi è il moto?
 SELEUCO
 Agitato , confuso.
 TOLOMEO
 Qual del volto il color?
 SELEUCO
                                           Pallido, esangue.
 TOLOMEO
330Qual del labbro la voce?
 SELEUCO
                                              Egra, tremante.
 TOLOMEO
 Quel pallor, quel timor, quel turbamento
 è l’anima che sente il suo delitto.
 E quell’amor ch’ei porta
 a’ rubelli fenici? Esso gli abbraccia.
335Vedi qual zelo. Esso ne applaude agli odi;
 e fors’ei primo il foco indegno accese.
 SELEUCO
 (E fia Antioco sì ingrato?)
 Nol credo. Anche a la vista
 torrei la fede. E pure... Ahi fati! Ahi pene!
 TOLOMEO
340(È pago il zelo e soddisfatta Argene).
 
    Quanto alletta e quanto piace
 al pensier di un’alma audace
 del regnar la maestà.
 
    La pietà muor con la fede
345e nel cor di chi succede
 il desio previen l’età.