Artaserse (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VIII
 
 AGAMIRA e CLEOMENE
 
 CLEOMENE
 E questo sol mi resta
 de’ tradimenti miei misero frutto?
 AGAMIRA
1240Dario, non si disperi.
 CLEOMENE
 Io soffrirò di Aspasia, io de’ fratelli
 e l’ingiurie e la morte?
 Ah, no. L’armi di Grecia...
 AGAMIRA
 Ferma, che non per anco
1245ti chiede il lor periglio
 questo di tua pietà cimento estremo.
 CLEOMENE
 Ne’ danni lor le mie vergogne io temo.
 
    Del braccio l’aita, del petto l’ardir
 si deve all’amata, ingrata beltà.
 
1250   Più bella è la fede, più degno è il servir,
 se premio non chiede, se speme non ha.