Artaserse (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XVII
 
 AGAMIRA e ASPASIA
 
 AGAMIRA
 Finor son rei del pari.
 ASPASIA
 E pari avran la pena. (Ah, che tormento!)
 AGAMIRA
 L’avran. Ma quel che ti fuggì dal seno
 è sospir di pietade o pur di amore?
 ASPASIA
950Male intendi ’l mio core. È ver, sospira
 ma d’ira invendicata.
 AGAMIRA
 A tuo piacere. (Or qui si giovi al figlio).
 Aspasia, io ti consiglio...
 ASPASIA
 E che?
 AGAMIRA
                Meno di zelo.
955Serva il tuo amore alla comun vendetta.
 Lasciali al caso. Il forte Cleomene,
 che regola di Atene il senno e l’armi,
 arde per te; per esso ardi tu pure.
 So che fosti regina; il so. Ma il duce
960è per noto valor di te ben degno.
 Anch’egli ha spada, onde s’acquisti un regno.
 
    Volgi ’l guardo ad altro amante.
 Incostante
 tu sarai ma non già sola.
 
965   Anche l’ape, se in un fiore
 mancar vede il dolce umore,
 ad un altro allor sen vola.