Artaserse (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 ARGOMENTO
 
    Ebbe Artaserse, re di Persia, diversi figli, altri legittimi da Statira sua moglie, altri naturali da diverse sue favorite. Era legge nella famiglia reale che i maschi naturali si facessero morire, affinché questi non contendessero, cresciuti, la corona a’ legittimi o nascesse occasione di smembrarsi la monarchia. Agamira pertanto, una delle favorite di Artaserse ed alla quale egli aveva promesso il trono in caso che morisse Statira, secretamente col mezzo di Arsace, suo confidente, fece allevare in Atene, col nome di Cleomene, il figlio Dario il quale, divenuto poi famoso nell’armi, arrivò ad esser generale de’ Greci, senza che nulla sapesse egli stesso di sua condizione, e dal Senato di Atene fu spedito in aiuto di Ciro, re de’ Medi vassallo di Artaserse, che se gli era ribellato e collegatosi alla Grecia. Morì esso Ciro per man di Artaserse in una battaglia; ed Aspasia, sua moglie e principessa greca che fortemente era stata amata da esso Dario, restò preda del vincitore e fu amata da Idaspe e Spiridate, figliuoli del re, siccome poco dopo fu fatta prigioniera di guerra Berenice, altra principessa greca, da Spiridate di cui s’invaghi. Venutosi a’ trattati di pace tra le due potenze, ne furono le condizioni che si sposassero le due principesse prigioniere co’ due principi reali; e Cleomene n’ebbe le commissioni di stabilirle. Conclusa la pace, Artaserse, di genio incostante, dopo d’esser restato vedovo di Statira, invece di mantener la fede ad Agamira col farla sua moglie, la esiliò dalla reggia; e per dar qualche pretesto alla propria infedeltà, simulò di essersi ingelosito di Arsace, al quale fece il comando di fermarsi bensì in Susa, residenza reale, ma di non dover comparirgli più innanzi. Su questi fondamenti, in gran parte istorici, s’intreccia il presente dramma, intitolato L’Artaserse, che si rappresenta in Susa e ne’ suoi contorni.