Artaserse (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA VIII
 
 AGAMIRA e CLEOMENE
 
 CLEOMENE
 E questo sol mi resta
1235de’ tradimenti miei misero frutto?
 AGAMIRA
 Dario non si disperi.
 CLEOMENE
 Io soffrirò d’Aspasia, io dei fratelli
 e l’ingiurie e la morte?
 Ah! No. L’armi di Grecia...
 AGAMIRA
1240Ferma, che non per anco
 ti chiede il lor periglio
 questo di tua pietà cimento estremo.
 CLEOMENE
 Nei danni lor le mie vergogne io temo.
 
    Del braccio l’aita, del petto l’ardir
1245si deve a l’amata, ingrata beltà.
 
    Più bella è la fede, più degno è ’l servir,
 se premio non chiede, se speme non ha.