Artaserse (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA V
 
 ASPASIA, BERENICE e i suddetti
 
 ASPASIA
 E vivi io vi riveggio e sciolti, o prenci?
 O fortunato amor che qui mi trasse!
 SPIRIDATE
 Cieli! Cieli! Che ascolto?
 IDASPE
 Aspasia ascolti e amante.
 ASPASIA
1160Stupite? Eccovi Aspasia
 ma non più quella cruda aspra nemica.
 No no, più non mi adiro.
 Anch’io peno, anch’io bramo, anch’io sospiro.
 SPIRIDATE
 O bel cambio d’affetti!
 IDASPE
1165Ah! Se ’l felice io sono...
 ASPASIA
 Teco ragiono; e ’l nodo, onde ti stringo,
 sia catena d’amor che passi a l’alma.
 SPIRIDATE
 (Tanto ad Idaspe? O pena!)
 IDASPE
 Bella, sei pur amante? E sei pur mia?
 ASPASIA
1170Tua, qual già mi bramasti.
 SPIRIDATE
                                                   (O gelosia!)
 BERENICE
 Sospirasse per me quel core almeno. (A parte)
 IDASPE
 Perdona e soffri. Essa così decide. (A Spiridate)
 SPIRIDATE
 (E mi piace e mi uccide).
 BERENICE
 Tu che in amor felice... (Ad Aspasia)
 ASPASIA
1175T’intendo. Eccoti, o prence, (A Spiridate)
 Berenice che ti ama.
 Mira che timidetta ancor non osa.
 Ah, ben è tempo ommai che da quel ciglio
 il pianto si dilegui.
1180Amica, io principiai, tu ardisci e siegui.
 SPIRIDATE
 De l’innocenza mia gran prova è questa,
 perder senza dolor colei che adoro.
 Ma tu, bella, tu mi ami?
 BERENICE
 Non ascondo il mio foco.
1185Per dir un grande amor dissi pur poco.
 IDASPE
 E che giova, mio ben?
 SPIRIDAte
                                           Bella, che giova?
 Questa che abbiam di libertade è un’ombra.
 Ma per compir de le tue gioie il corso, (A Idaspe)
 non conosce perigli il zelo mio.
1190Un atto di virtù talvolta è cieco.
 Idaspe, io parto.
 BERENICE
                                 E Berenice è teco.
 SPIRIDATE
 
    Va pensando un gran pensiero
 la costanza del mio onor.
 
    E lavora il bel mistero
1195sul disegno del valor.
 
 BERENICE
 
    Va volando a la sua sfera
 la speranza del mio amor.
 
    Più che sorge, alor più spera;
 più che spera, ha più vigor.