Artaserse (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA XVI
 
 CLEOMENE, AGAMIRA
 
 CLEOMENE
 Purtroppo, o genitrice,
 purtroppo io son tradito e tu perduta.
 Vidi Arsace, m’accolse e me tuo figlio
 giurò su la sua fede. A lui mi scopro
545d’Aspasia amante, ai principi rivale.
 Chiedo aita per te, per me la chiedo.
 Alor cangiarsi io vedo
 gli atti cortesi in ritrosia feroce
 e con torbido ciglio
550il suo braccio mi niega e ’l suo consiglio.
 AGAMIRA
 Mal ti fidasti; e quell’infausto foglio
 che scrisse ad Artaserse,
 quello è il periglio nostro.
 Ma perduti non siam, se sei audace.
555Vanne, previeni Arsace e, pria ch’esponga
 noi d’Artaserse a l’ira,
 tu sollecito e cheto
 uccidi entro quel seno il tuo segreto.
 CLEOMENE
 Io traditor?
 AGAMIRA
                         Pensa che Aspasia anch’essa
560temer dovrà d’un re crudel lo sdegno.
 CLEOMENE
 Mora l’amico indegno.
 AGAMIRA
 Sì, principia in Arsace
 l’opra fatal; poi d’Artaserse al petto
 volgi il ferro, apri il cor, spargine il sangue.
 CLEOMENE
565Il sangue?
 AGAMIRA
                      Sì, che gli ostri a te colori.
 CLEOMENE
 Il core?
 AGAMIRA
                 Sì, dove tua morte è scritta.
 CLEOMENE
 Il ferro?
 AGAMIRA
                   Sì, che poi si cangi in scettro.
 CLEOMENE
 Il padre?
 AGAMIRA
                    Sì, che già ti volle estinto.
 CLEOMENE
 Il padre, no, ma per Arsace hai vinto.
 AGAMIRA
 
570   Se al crudo mio dolor
 vedo la sorte unir
 di morte anco il timor,
 io nol so più soffrir.
 
    Da te la madre aspetta
575la vita e la vendetta,
 se in te di figlio il cor
 si sente intenerir.