Artaserse (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA XI
 
 IDASPE e SPIRIDATE
 
 IDASPE
 Crudel, così ne lasci
415col vivo orror d’una proposta indegna?
 SPIRIDATE
 E col dolor d’un disperato affetto?
 IDASPE
 O barbaro destino!
 Il perderti è una morte.
 SPIRIDATE
 L’acquistarti è un’infamia.
 IDASPE
420Io temo, eccelsi numi,
 io temo l’amor mio, temo me stesso.
 Difendetemi voi da un tanto eccesso.
 SPIRIDATE
 Mi martirizza il seno
 un dovere, un amore.
425Aspasia, genitor, chi di voi vince?
 Ma se dubito ancora, io ben lo veggio,
 ho core, ho cor per appigliarmi al peggio.
 IDASPE
 Spiridate, che pensi?
 SPIRIDATE
 Idaspe, che risolvi?
 A DUE
430Si ami Aspasia, ch’è forza.
 IDASPE
 Ma trionfi ragion.
 SPIRIDATE
                                    Vinca virtude.
 IDASPE
 Questa man tel conferma.
 SPIRIDATE
 Questo amplesso tel giura.
 IDASPE
 Sì, mio diletto. Oggi ne veda il mondo
435in mezzo a un doppio amor saldi e costanti,
 miseri, sì, ma non infami amanti.
 
    Amando in bel volto
 due luci serene
 per premio di fede
440sperai di goder.
 
    Ma s’empio e’ mi chiede,
 già ’l laccio è disciolto,
 la gioia e la spene
 imparo a temer.