Artaserse (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA II
 
 CLEOMENE e i suddeti
 
 CLEOMENE
 Per man di Cleomene
20cangiata in caduceo l’asta guerriera,
 così presenta ad Artaserse Atene.
 ARTASERSE
 O mi sfidi agli allori
 o mi chiami agli ulivi,
 in grado eguale il greco nome onoro.
 CLEOMENE
25Aspasia... (Ah! Miei sospiri,
 nemici al mio dover, tornate indietro).
 Le prigioniere, Aspasia e Berenice,
 sieno spose a’ tuoi figli. Il mio Senato
 (ahi! proposta crudel) così propone.
 ARTASERSE
30Figli, che rispondete?
 IDASPE
 Amor, rispondo, e pace.
 SPIRIDATE
                                              Io pace e amore.
 ARTASERSE
 Sia dunque amor, sia dunque pace. Ascolta. (Un soldato porta una face accesa)
 
    L’ire ammorzi al dio guerriero
 un sincero e forte obblio,
35come anch’io con salda fronte
 di quel fonte nel profondo
 questa ascondo accesa face;
 e la pace che assicuro
 qui ti giuro e qui prometto. (La getta nel fonte)
 
 CLEOMENE
40Per la Grecia l’accetto. (Cleomene prende l’asta di mano al soldato greco e la rompe nel mezzo)
 
    De la diva che ai Greci sovrasta
 qui con l’asta si frange lo sdegno.
 Qui ’l tuo regno, qui Atene si vede,
 or la fede per sempre gli annodi. (Artaserse lega le due parti dell’asta con una fascia d’oro e poi anco Cleomene fa il suo nodo)
 
 ARTASERSE
 
45   Pronto ai nodi ecco il core col braccio.
 
 CLEOMENE
 
 Al mio laccio ogni stella si aggiunga.
 
 ARTASERSE, CLEOMENE
 
 Così l’Asia a la Grecia il ciel congiunga.
 
 ARTASERSE
 Principi, ognun di voi meco s’impegni. (Idaspe e Spiridate fanno ancor essi il loro nodo all’asta)
 IDASPE, SPIRIDATE
 Stringa gli animi amor, la pace i regni.
 ARTASERSE
50Pace agli amici miei, pace ai vassalli.
 Piacciati che la reggia
 te qual ministro ai suoi riposi accolga.
 CLEOMENE
 (Perduta è Aspasia, o amori,
 ma taci, o cor. Servi a la Grecia e mori).
 ARTASERSE
55Dal campo venga in Susa
 Berenice contenta e con Aspasia
 sul vostro cor trionfi.
 Voi già vinceste assai; le principesse
 armate di beltà vincano anch’esse.
 
60   Vinse Marte pugnando col brando;
 col dardo d’un guardo
 or vinca l’amor.
 
    Di vaga bellezza
 servir al comando
65non scema fortezza
 né offende valor.