Pirro, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA III
 
 PIRRO ed ARIDEO
 
 PIRRO
 Prence, sei mio rival, sei mio nimico.
 Odiami; nol detesto.
 Cerca pur la mia morte; io nol condanno;
 ma da prence la cerca e non da iniquo.
1260Contendimi un trofeo sul cor d’Ismene
 con virtù, non con frode.
 T’ho in mio poter; ma la real tua destra
 di ceppi io non aggravo.
 Mio nimico ti voglio e non mio schiavo.
1265Ecco il ferro, ecco il campo.
 Con quanto hai di poter pugna, ferisci;
 armati del tuo amore e del tuo sdegno
 e renditi così rival più degno.
 ARIDEO
 Pirro, hai già vinto; e l’odio di Arideo
1270il non ultimo sia de’ tuoi trionfi.
 Tu m’offri libertade ed io l’accetto
 e quasi in accettarlo il don ti rendo.
 Principe, addio. Liberator mi fosti;
 nimico ti rifiuto. Al tuo valore,
1275o rival fortunato,
 saria facil trionfo un core ingrato.
 
    Serva per tuo riposo
 l’amore alla virtù.
 
    Per non parerti ingrato
1280sarò più generoso
 ma sfortunato più.