Pirro, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VI
 
 GLAUCIA, poi ELLENIA
 
 GLAUCIA
 Sì sì, negli occhi andiamo
 di Ellenia... Eccola appunto.
 Oh come lieta al mio ritorno applaude!
 ELLENIA
 
500   Tutta l’anima
 gode e giubila;
 né il mio tenero
 core amante
 è bastante
505al suo piacer.
 
    In sì prospera
 amica sorte
 dammi, amore,
 un altro core
510ma più forte
 per goder.
 
 GLAUCIA
 Nel tuo piacer ben leggo,
 o bellissima Ellenia, il chiuso affetto.
 ELLENIA
 Principe, è così immensa
515la gioia mia che appena
 la credo e mal l’intendo.
 GLAUCIA
                                              A’ gran diletti
 lunga pena in amor toglie la fede.
 ELLENIA
 Ma di tanto mio bene,
 amico Glaucia, entra tu a parte ancora.
 GLAUCIA
520Amico? Applaudi, o cara,
 con più tenero nome a chi ti adora.
 Dopo il dolor di lontananza acerba
 è lecito all’amore,
 nell’impeto primier dell’allegrezza,
525romper le leggi più severe, aprirsi
 con più libere voci e dire allora
 quel mio, quel caro, onde si unisce insieme
 alma con alma in su le labbra estreme.
 ELLENIA
 Come! Cui parli? Ed a qual fonte ascrivi
530il piacer che m’inonda?
 GLAUCIA
                                              A quel che suole
 nascere in noi nel riveder chi s’ama.
 ELLENIA
 Prence, né il tuo ritorno or mi consola;
 né la tua lontananza unqua mi afflisse.
 GLAUCIA
 Ma poc’anzi amorosa in lieti accenti
535il tuo cor mi esprimesti.
 ELLENIA
 L’amor tuo t’ingannò. Non m’intendesti.
 
    Non nasce da’ tuoi lumi
 la gioia del mio amor;
 né il giubilo del cor
540vien dal mirarti.
 
    Dirti non vo’ che sei
 luce degli occhi miei,
 che più ti tradirei
 col lusingarti.