Pirro, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA III
 
 PIRRO e DEMETRIO
 
 PIRRO
 Là, dove empie Cassandro
60la non sua reggia, andrai, Demetrio; e in questi
 sensi esporrai del regio core i voti.
 Non di onor, non di sangue
 desio mi mosse a guerreggiar. Cassandro
 oltre il Nilo e l’Eufrate
65stenda il nome e lo scettro; ed al suo fasto
 sien ristretto confine Africa ed Asia.
 Non lo invidio e non sono
 rival della sua gloria, o del suo trono.
 Rendami Ismene; e lasci
70che seco io possa in moderato impero
 regger Media ed Epiro,
 piccioli regni, ov’ei di sangue e d’armi
 non ha diritto e che una colpa ha resi
 suo acquisto e mia sciagura.
75Queste sien della pace
 le ferme leggi; o renda
 oggi ’l maltolto o crudel guerra attenda.
 DEMETRIO
 Tal del vinto nimico,
 sire, è il destin che quanto
80del suo regno gli lasci è sol tuo dono.
 Alle leggi che dai, Cassandro appena
 crederà di esser vinto.
 Fido esporrò quanto m’imponi.
 PIRRO
                                                            Io teco,
 segreto e ignoto, in sul piegar del giorno
85verrò nella città.
 DEMETRIO
                                 Fra’ tuoi nimici?
 PIRRO
 Mi assicura la tregua.
 DEMETRIO
                                          Ove gli giovi,
 scorda il tiranno e giuramenti e patti.
 PIRRO
 Avrò meco nel rischio
 l’amor, l’ardir, l’amico Glaucia, Ismene,
90la ragion delle genti,
 l’esercito vicin, gli dei che han presa
 con sì chiari trofei la mia difesa.
 Ne’ giardini di Ellenia,
 figlia a Cassandro e pur fedele al nostro
95tenerissimo affetto,
 inviterò con un mio foglio Ismene.
 Recherallo un mio servo.
 DEMETRIO
                                                Il ciel ti assista.
 PIRRO
 Preparatevi, amori,
 meco a goder nel sospirato oggetto
100e sia pari alla brama anche il diletto.
 
    Care luci del mio bene,
 già mi par di rimirarvi;
 
    già prevengo con la spene
 il piacer del vagheggiarvi.