Pirro, Venezia, Rossetti, 1704

 SCENA IX
 
 CASSANDRO ed ISMENE
 
 CASSANDRO
 Più non basta a Cassandro
 la tua morte, o superba.
1410La fuga de la figlia,
 i ceppi di Arideo son nuove offese.
 Convien punirle. A me Demetrio espose
 l’amor di Pirro. In questo
 già meditai la non volgar vendetta.
1415Torre al nemico la tua vita è poco;
 se gli tolga il tuo core.
 Vo’ che ora sii mia sposa
 ma sposa di dispetto e di furore.
 ISMENE
 Io sposa tua?
 CASSANDRO
                           Del talamo esecrando
1420pria l’odio nostro accenderà le faci;
 poi quando abbia divelto
 fuor del lacero seno il cor di Pirro,
 verrò col braccio istesso
 sanguinoso e feroce
1425a trarti il tuo, perch’ei non viva in esso.
 Né vorrò dopo estinti
 che, o per vostro conforto
 o per pietà di chi vi aggiri il passo,
 vi abbruci un rogo e vi racchiuda un sasso.
 ISMENE
1430Io sposa tua? Lode agli dei. Tu stesso
 mi hai posta in man la mia difesa. È questo
 il tuo velen. Non ponno
 tormi più la mia morte i tuoi furori.
 Bevo, bevo, o tiranno .
1435De l’odio tuo con l’odio tuo trionfo;
 e fin la morte, in mio supplizio eletta
 già diventa tua pena e mia vendetta. (In atto di bere è fermata da Arideo che le getta a terra la tazza)