Pirro, Venezia, Rossetti, 1704

 SCENA VI
 
 ELLENIA e li suddetti
 
 ELLENIA
 Ma se al reo vuoi dar morte, ecco il mio seno.
1325Qui spietato ma giusto,
 qui punisci l’inganno, il tradimento.
 Qui una vittima cerca
 degna del tuo furor, qui una vendetta
 che tua colpa non fia; qui svena un core
1330sconoscente, spergiuro e traditore.
 GLAUCIA
 Vieni, ingiusta beltà. Sin del tuo petto
 al mio rival fa’ scudo;
 e se questo non basta,
 trafiggi il mio. Già tel presento ignudo.
 PIRRO
1335Esci d’inganno e meglio
 raffigura un amico.
 Che se non credi al testimon del labbro,
 credilo a quel de la mia destra e accetta
 questa, ch’io ti presento,
1340meta de’ voti tuoi, sposa diletta.
 GLAUCIA
 Sposa diletta? Anche schernirmi? In moglie...
 PIRRO
 Ismene io chiesi e sola Ismene amai.
 Arideo de l’inganno
 fu autor. Demetrio esecutor sen rese;
1345e fu la colpa altrui nostra sciagura.
 ELLENIA
 Sol io son la infedele, io la spergiura.
 GLAUCIA
 Amico! Sposa! Ah! Questo
 è un opprimermi, o dei, con troppa gioia.
 PIRRO
 Felici amanti, io v’offro
1350nel campo mio...
 ELLENIA
                                 No, prence. Al genitore
 farem ritorno.
 GLAUCIA
                             E impiegheremo, o Pirro,
 presso a Cassandro a tuo favor noi stessi.
 PIRRO
 Ite; e se in voi nudrite
 pietà di un fido amante,
1355dite a l’idolo mio: «Pirro è costante».
 
    Dite a la cara Ismene
 che con amor verace
 quest’anima l’adora.
 
    Ditele le mie pene
1360e per maggior sua pace
 la mia innocenza ancora.