Pirro, Venezia, Rossetti, 1704

 SCENA VI
 
 CASSANDRO, ARIDEO e poi CIRO
 
 ARIDEO
 Padre e signor, da l’ostil campo a voi
 Ciro fe’ già ritorno.
 CASSANDRO
 Entri.
 CIRO
               Eccelso regnante,
 accettata è la tregua e si vuol pace.
170Prima del nuovo sole
 nuncio verrà che teco stringa il nodo.
 CASSANDRO
 Pace si dia, purché sia onesta e giovi.
 ARIDEO
 E se si chiede Ismene?
 CASSANDRO
                                             Ismene, o figlio,
 diasi; il prezzo non val guerra e periglio.
 ARIDEO
175Ah! Padre, amor...
 CASSANDRO
                                    Taccia, se nuoce. Il regno
 sia ’l primo amor; poi si compiaccia al senso.
 Possesso di beltade
 non è del re; del minor volgo è ’l bene.
 ARIDEO
 Vita mi si può tor ma non Ismene.
180Sire, a l’ire perdona
 di un amor disperato.
 Pria moverò tutto sossopra. Amici,
 l’Asia, la terra a l’armi
 meco trarrò. De l’imeneo su l’ara,
185fra gli ulivi di pace,
 cadrà ’l rival; cadrà pria seco Ismene.
 Io stesso ancor sul loro busto esangue,
 vittima e sacerdote,
 pria spargerò, fiero anche in morte, il sangue.
 CASSANDRO
190Ciro, chiamisi Ismene; io qui l’attendo.
 CIRO
 Pronto. (Parte)
 CASSANDRO
                  Figlio, Arideo,
 son re; son padre; e non obblio natura
 ne l’impegno del grado.
 Fra ’l regno e te, tengo in bilancio il core.
195Vanne; so ’l mio dover; scuso il tuo amore.
 ARIDEO
 
    Salvar puoi l’erede al trono
 col non tormi il caro bene.
 
    Questa vita è sol tuo dono.
 O la svena in questo petto
200o la serba in quel d’Ismene.