Aminta, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XV
 
 EURIDICE con guardie
 
 EURIDICE
 Mali miei che tiranni
755quasi in gara spietata entro al mio seno
 l’anima lacerate,
 che chiedete da me? L’afflitto core,
 or che morto è il mio sposo,
 come può di altra piaga aver dolore?
760Sposo, adorato sposo,
 tutto devo a te solo,
 pianti, sospiri... Ah, questo è poco! Il sangue,
 il sangue mio ti devo.
 Io barbara ti ho ucciso; io ti ho rapita
765con l’ingiusta sentenza,
 col mio troppo rigor la cara vita.
 
    Non più lagrime, occhi dolenti,
 sangue chiede il mio dolor.
 
    Già lo sento al crudo invito
770più feroce entro del cor.
 
    Già mi scordo i miei tormenti
 col piacer del suo furor.