Aminta, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XVII
 
 AMINTA, poi ELPINO
 
 AMINTA
 Vivi! Qual dura legge,
 Euridice, m’imponi?
450Ch’io ti ubbidisca e viva?
 Come possibil fia
 senza l’anima mia?
 ELPINO
 Mio re.
 AMINTA
                 Chi sei?
 ELPINO
                                   Non mi ravvisi? Elpino,
 il tuo fedel.
 AMINTA
                        Tu Elpino?
 ELPINO
455Signor...
 AMINTA
                   Tu quel cui già la morte imposi
 del mio innocente figlio?
 ELPINO
                                                Io quegli sono...
 AMINTA
 E mi ubbidisti? Il sangue
 mi si agghiaccia nel sen. Fuggi, t’invola;
 celati agli occhi miei. servo mal nato,
460carnefice spietato.
 ELPINO
 Doveva al cenno tuo...
 AMINTA
                                          S’egli era ingiusto,
 perché ubbidirmi? A che eseguirlo?
 ELPINO
                                                                    È dunque
 colpa l’esser fedele?
 AMINTA
                                       In rimirarti,
 de’ miei delitti in me si accresce il duolo.
465Uccisor del mio figlio, empio ministro,
 fuggi e col mio dolor lasciami solo.
 
    Senza orror,
 non ho cor di rimirar
 chi ’l mio figlio mi svenò.
 
470   In piagar quell’innocente,
 alma barbara, inclemente,
 come il cor non ti mancò.
 
 ELPINO
 Or va’, misero Elpino,
 va’, servi in corte, alfine
475diverrà la tua fede il tuo delitto;
 ma non m’importa. Aminta
 è pentito dell’opra e non Elpino.
 
    Rido della sua collera
 ma so che in fumo andrà.
 
480   Minacci pur vendette,
 gran smanie, gran vendette,
 ma poi si placherà.
 
 Il fine dell’atto primo