Aminta, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XII
 
 DIONISIO e CELIA
 
 DIONISIO
 (Il volto quello è di Elisa).
 CELIA
 (Oimè! Ravviso in lui
 il mio real germano).
 DIONISIO
                                          (È dessa, il guardo,
275il portamento, il moto agli occhi miei
 la confermano Elisa).
 CELIA
 (Misera me, s’ei mi conobbe! È meglio
 ch’io mi allontani).
 DIONISIO
                                      O cara, o da me tanto
 sospirata germana.
 CELIA
280Che! (Che farò!)
 DIONISIO
                                 Perché mi fuggi, Elisa?
 Dionisio son io,
 non mi ravvisi? O pur t’infingi?
 CELIA
                                                             (Come!
 Fingerò non capirlo).
 Che mi chiedi? Chi sei?
 DIONISIO
                                               (Stessa è la voce.
285Non m’ingannai). Quanti perigli e quanti
 mi costò la tua perdita! Più regni
 e più mari tentai per rinvenirti,
 dietro gli empi ladroni;
 sfidai rischi e naufragi.
290Mi è tolto in Siracusa
 tornar senza di te; quanto giulivo
 sarà nel rivederti ’l vecchio padre
 che ancor bagna di pianti ’l crespo volto!
 CELIA
 Men t’intendo o  ravviso,
295signor, più che ti miro o che ti ascolto.
 DIONISIO
 Che! Tu Elisa non sei? Di Siracusa
 tu principessa?...
 CELIA
                                  Io Celia son, di Tempe
 vile e povera ninfa;
 e la breve capanna è il regno mio.
 DIONISIO
300(Occhi, voi mi tradite).
 CELIA
 (Per te finger mi è forza, o cieco dio).
 DIONISIO
 Ma s’Elisa ella fosse,
 a che mentirne il grado?
 Come qui in Tempe e in libertà, se preda
305fu d’ingordi pirati?
 Perché in rustiche lane?
 CELIA
 Addio, signor...
 DIONISIO
                               Con tanta fretta, o ninfa...
 CELIA
 Senza il noto custode errar dispersa
 troppo lasciai la fida greggia e forse
310sgridar me ne potria l’austero padre.
 DIONISIO
 Hai padre ancor?
 CELIA
                                   Cui bianco
 i lunghi e molti verni han reso il crine.
 DIONISIO
 Va’, s’Elisa non sei.
 CELIA
 Celia son, non Elisa.
 DIONISIO
315Ma ch’Elisa tu fossi io giurerei.
 CELIA
 
    Non so qual pensi;
 e il guardo bugiardo
 ti gode schernir.
 
    Se il core che brama
320fa lega co’ sensi,
 con facile frode
 si lascia tradir.