Aminta, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XI
 
 AMINTA
 
 AMINTA
 Quale speme è la tua, misero Aminta,
 condannata la sposa, ucciso il figlio!
 Che risolvi? Ove vai? Mori, infelice.
250E sarà men crudele
 la morte tua, se non la miri in fronte
 alla tradita tua fida Euridice.
 Mori e fuggi quegli occhi... Ah no, mia sposa,
 sì, cara sposa, io vengo,
255con un dolore al mio delitto eguale,
 a chiederti una morte
 degna dell’ira tua. Tu sola avrai
 l’onor della vendetta;
 e in onta del mio duol a te la serbo.
260Chi sa che il sangue mio
 non estingua i tuoi sdegni? E a me talvolta
 tu non venga notturna
 a bagnar sospirando
 di qualche lagrimetta e l’ossa e l’urna.
 
265   Pria di morir godrò
 almen di rimirar
 que’ cari lumi,
 benché sdegnosi,
 
    lumi che scintillar
270per me più non vedrò
 dolci e pietosi.
 
 Spiaggia di mare.