Aminta, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA V
 
 EURIDICE e CELIA
 
 CELIA
85Ben ti è noto che Aminta
 spinto da cieco sdegno
 stabilì la tua morte.
 EURIDICE
                                       Il ciel pietoso
 mi sottrasse al periglio.
 CELIA
 Ma cadde allor trafitto
90l’innocente Alessandro.
 EURIDICE
                                             Il caro figlio.
 CELIA
 Tu sfuggisti. Egli estinte
 le antiche fiamme, ad opre eccelse inteso,
 del macedone impero
 stese i confini.
 EURIDICE
                              Ed in tre lustri ’l sole
95mezza scorrer li vide
 l’Asia con l’armi e con la fama il mondo.
 CELIA
 Vicino a morte intanto
 langue il fratel di Aminta,
 il perfido Euristeo.
 EURIDICE
                                      Nome fatale
100ad Euridice.
 CELIA
                          Il re, che l’ama, seco
 langue per gran dolor né trova pace.
 L’iniquo allor, che forse
 vieppiù sentia de’ suoi delitti ’l peso
 che l’orror della morte, intorno gira
105torbidi i lumi e sospirando i ferma
 nel mesto re: «Risparmia» ei disse «Aminta,
 il tuo dolor. Meglio conosci omai
 Euristeo quando il perdi. In un germano
 ti svelo un traditor, ti addito un empio».
110Tacque e poscia soggiunse: «Alle mie luci
 piacque Euridice e l’adorai. Sprezzato,
 di adultera e lasciva
 a te l’accuso e il credi e del tuo sdegno
 qual vittima innocente
115ella cadea ma la difese il cielo,
 il ciel che or me punisce assai più giusto».
 Volea seguire; e Aminta: «Ah traditore»
 gridar volea; ma l’empio
 chiude le luci, il senso perde e more.
 EURIDICE
120O giusta morte! O tradimento! O numi!
 CELIA
 Pianse d’allora il tuo pentito Aminta.
 Sé stesso condannò; tornò ad amarti.
 Per monti e valli, abbandonato il regno,
 va di sospiri e pianti...
 EURIDICE
125Pianga pure il crudel. Tutto il suo pianto
 non cancella i suoi falli,
 non ripara i miei danni;
 ma donde avesti ’l grande avviso?
 CELIA
                                                                Tempe
 ne risuona di gioia e in lieti viva
130plaudon ninfe e pastori al tuo contento;
 e il seppi anch’io dallo straniero Adrasto.
 EURIDICE
 È possibile, o dei!
 CELIA
 Chi sa che Aminta a’ piedi tuoi non venga?
 EURIDICE
 Celia, ah Celia! Io vederlo
135così offesa e tradita? Io sofferirlo?
 Perfido, io pur svenarti,
 trafiggerti vorrei!
 CELIA
                                   Placa, o regina...
 EURIDICE
 Sì, trafigger quel core... Ah no, pria questo
 mi si trafigga, o dio!
140perché ancor nel mio sdegno
 il mio sposo tu sei, l’idolo mio.
 
    Bramo di vendicarmi
 e non vi assente il cor.
 
    Sdegno mi porge l’armi
145e me le toglie amor.