I rivali generosi, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VII
 
 VITIGE
 
 VITIGE
 Vitige, e tu che pensi? Ovunque volgi
 il tuo pensier, perdite incontri e mali.
150Pensi al regno? È già d’altri;
 al fratello? È già estinto;
 alla figlia? Di vita
 poco le resta. Io sento
 che in Elpidia ti fermi e l’infedele
155ancor può meritar che tu l’adori.
 Dunque ad Elpidia ancora
 torniamo. A te, spietata,
 che da Roma fuggendo, ov’io ti accolsi
 più regina che serva,
160hai potuto lasciarmi e portar teco
 fra nimici guerrieri
 il più fiero terror de’ miei pensieri.
 Andiam... Ma per qual via, se il fiero greco
 mi cinge intorno?... Alla grand’opra amore
165sia consigliero e guida. Odi, o Feraspe.
 Fuor della porta Aquilonar te n’esci,
 e impetuoso il fier nimico assali.
 Vanne e trionfa. Io con drappello eguale,
 donde il flutto vicin stagna in paludi,
170delle tende nimiche
 andrò furtivo ad occupare il tergo.
 Forse rapir la bella
 facil mi fia nel mal difeso albergo.