Aminta, Firenze, Moucke, 1736 (controscene)

 SCENA [?]
 
 ALCEA e SILVIO
 
 ALCEA
 Buondì, Silvio mio bello,
 che si fa in questo loco?
295(Vo’ scoprirgli il mio fuoco).
 SILVIO
 Che nuov’Alcea, che c’è?
 ALCEA
 C’è ch’io son fur di me.
 SILVIO
 Qual infortunio aveste?
 ALCEA
 Silvio, per tua cagion son disperata.
 SILVIO
300Per mia cagione? E come?
 Dite pur, ch’avrò petto,
 per torvi d’ogni affanno,
 d’oppormi ad ogni risico.
 ALCEA
 Silviuccio mio caruccio, io non m’arrisico.
 SILVIO
305Son pronto a espor la vita;
 dite il vostro bisogno.
 ALCEA
 Silvietto vezzosetto, io mi vergogno.
 SILVIO
 Deh palesate, o cara,
 qual per mia colpa a voi sinistro avviene.
 ALCEA
310Perch’io ti voglio bene.
 SILVIO
 Di quest’è un tempo ch’io mi son accorto.
 ALCEA
 Ah furbettello, ah tristo,
 a dir te n’eri avvisto?
 SILVIO
 Io ben mille riprove
315ebbi del vostro affetto.
 ALCEA
 Perché non me l’hai detto, mentre sai
 come sempre t’amai?
 SILVIO
 Io pur v’ho sempre amato
 e sempre nel mio core
320vivrà d’Alcea l’amore.
 ALCEA
 O me felice appieno; (il poverino
 era amante di me ma lo celava;
 e a dirmelo, ancor esso
 faceva come me, si vergognava).
325Sicché se’ tutto mio?
 SILVIO
 Mai dalla mente mia potrà l’oblio
 cancellare d’Alcea l’amor costante.
 ALCEA
 O che parole spante;
 anch’io, cuor mio, t’ho sì fitto nel seno
330che cavarti di lì colle tanaglie
 non si potrà né meno.
 SILVIO
 Quanto vi debbo, oh dio!
 ALCEA
 Non sospirar, ben mio,
 eccomi qui da te.
 SILVIO
335Alcea, credete a me,
 v’amai, v’amerò sempre...
 ALCEA
                                                  O me beata!
 Ancor io t’amerò
 sempre, il mio bambolone;
 o che gusto ch’i’ ci ho.
 SILVIO
340V’amai qual genitrice
 che me qual figlio custodiste ognora;
 e bench’astro felice
 m’apra a stato real varco sublime,
 l’obbligazion mie prime
345tutte conserverò, per poter poi,
 dove possa giovarvi,
 ricordarmi di voi.