Aminta, Firenze, Vangelisti, 1703

    Li versi che si vedono segnati " si tralasciano, in grazia della brevità, e gli errori trascorsi nella stampa meritano d’essere condonati alla sollecitudine, con cui è stato necessario condurre a fine l’impressione, e alla mancanza d’originale scritto di mano dell’autore.