Aminta, Firenze, Vangelisti, 1703

 SCENA ULTIMA
 
 AMINTA, DIONISIO e li suddetti
 
 DIONISIO
 Regina, errai ma per amarti. In poche
 voci racchiusi il fallo e la discolpa.
 Pur sia reo, sia innocente,
 non te ne chiedo umil perdon. Ne cada
1675su la cagion la pena.
 Colei che tieni accanto,
 vile di spoglie e più di cor, colei
 è l’origine sol de falli miei.
 EURIDICE
 Celia?
 DIONISIO
               No, non è Celia, essa è l’indegna
1680mia rapita germana, è quella Elisa
 per cui ramingo errai provincie e mari.
 EURIDICE
 (Che scopro?)
 SILVIO
                             (Ella è innocente).
 DIONISIO
 In braccio a un Silvio, a un vil pastor di Tempe
 pensa ella trar, ninfa lasciva, i giorni,
1685noi scordando, sé stessa, il padre e ’l regno.
 Ma pensa invan. Ti giugnerà il mio sdegno.
 EURIDICE
 Tanti e sì strani casi
 non mai congiunse in un sol giorno il fato.
 L’ire, o principe, accheta;
1690se tua germana è Celia,
 anche Silvio è mio figlio. Il ciel, che a noi
 or li rende pietoso, unisce il nodo.
 DIONISIO
 Alti decreti, io vi consento e lodo.
 AMINTA
 E Adrasto?
 ADRASTO
                        È mia gran sorte
1695poter bearti anche nel figlio.
 AMINTA
                                                      O fede
 per cui l’amore all’amicizia or cede.
 DIONISIO
 Ma come Elisa in Tempe?
 CELIA
 Un felice naufragio
 punì gl’audaci rapitori. Anch’io
1700nell’onde irate era a perir vicina;
 ma pescator cortese
 corse opportuno e al mio destin mi tolse.
 Già meditava la Sicilia e ’l padre;
 veduto Silvio, allor mi elessi in Tempe
1705altra vita, altra patria;
 e vissi amando in povertà beata.
 SILVIO
 Ma più meco or godrai, sposa adorata.
 DIONISIO
 Mirabili vicende!
 ADRASTO
                                   O strani accenti.
 CELIA, SLVIO A DUE
 O fortune!
 AMINTA, EURIDICE A DUE
                       O contenti!
 TUTTI
 
1710   Al dolce giubilo
 di un fido amor
 festeggi ogn’anima
 d’un bel piacer.
 
    Sin la memoria
1715del fier dolor
 serva di gloria
 per più goder.
 
 Fine del drama