Aminta, Firenze, Vangelisti, 1703

 SCENA XXII
 
 ADRASTO
 
 ADRASTO
1075Va’ pur. Degno è d’imperi il tuo rifiuto.
 O costanza! O virtù! Dove risiedi?
 Esule dalle reggie
 vivi ignota ne’ boschi,
 contenta di piacer senz’ingrandirti.
1080Assai diede all’amor. Perdona, Aminta;
 e tu, sacra amicizia, ancor perdona,
 se tardo a te ritorno amor ne incolpa;
 necessità diviene,
 dov’è legge di amore, ogni gran colpa.
 
1085   Che non fa ne’ nostri cori
 la beltà dolce tiranna.
 
    Lusingando i nostri ardori
 ancor piace, allor che inganna.