I rivali generosi, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA II
 
 BELISARIO e i suddetti
 
 BELISARIO
 Principi e qual furor, qual genio infesto
5al greco impero, a cui sinor voi foste
 gran sostegno ed onor, v’agita? E spinge
 ne’ vostri petti il ferro?
 Quel ferro che dovria del sangue ostile,
 non ben anche satollo,
10berne gli ultimi avanzi
 e all’Ausonia troncar gli antichi ceppi?
 Già l’aquila latina
 apre l’ugne a squarciar di fronte al Goto
 il rapito diadema;
15ma se l’ira civile
 fa che nel proprio sen rivolga i rostri,
 quale il frutto sarà degli odi vostri?
 ORMONTE
 Sovrano eroe, che del maggior regnante
 le veci adempi...
 OLINDO
                                 E le virtù sostieni...
 ORMONTE
20Già vinto è il fiero Goto.
 OLINDO
 Già l’Italia a te deve
 l’antica libertade.
 ORMONTE
                                   Omai permetti
 che tronchi il nostro brando
 l’ire private.
 OLINDO
                          Ed i rivali affetti.
 BELISARIO
25Chiamisi Elpidia. Io ben più volte, o prenci,
 da’ guardi e da’ sospiri
 le brame vostre e gli odi vostri intesi.
 ORMONTE
 Allor che a te ricorse...
 OLINDO
                                           E ch’io la vidi...
 ORMONTE
 Io primier ne avvampai.
 OLINDO
                                                Primo mi accesi.
 ORMONTE
30Con l’incontro sperai de’ maggior rischi
 meritarne il possesso.
 OLINDO
                                           E questo ferro
 mi pendé forse, inutil peso, al fianco?
 ORMONTE
 Che più oprasti di me?
 OLINDO
                                             D’esserti forse
 egual, se non maggior, poss’io vantarmi.
 ORMONTE
35E tanta egualità decidan l’armi. (Tornano per battersi)
 BELISARIO
 Si trascorre cotanto?
 E il rispetto si obblia? Dono quest’ire
 al vostro merto, al vostro amor ch’è cieco.
 Quetatevi o farò che da’ più cari
40il basso volgo a più temermi impari.
 Già vien Elpidia. Or essa
 le vostre risse ascolti e le componga.
 Penda ognun da’ suoi detti.
 Quanto è possente amor sui nostri affetti!