Aminta, Firenze, Vangelisti, 1703

 SCENA XV
 
 EURIDICE con guardie
 
 EURIDICE
 Mali miei che tiranni
 quasi in gara spietata entro al mio seno
 l’anima lacerate,
910che chiedete da me? L’afflitto core,
 or che morto è ’l mio sposo,
 come può d’altra piaga aver dolore?
 Sposo, adorato sposo,
 tutto devo a te solo,
915pianti, sospiri... Ah, questo è poco? Il sangue,
 il sangue mio ti devo.
 Io barbara t’ho ucciso. Io t’ho rapita
 con l’ingiusta sentenza,
 col mio troppo rigor la cara vita.
 
920   Non più lagrime, occhi dolenti;
 sangue chiede il mio dolor.
 
    Già lo sento al crudo invito
 più feroce entro del cor.
 
    Già mi scordo i miei tormenti
925col piacer del suo furor.