Aminta, Firenze, Vangelisti, 1703

 SCENA XIV
 
 Campagna con veduta del fiume in lontananza.
 
 DIONISIO, EURIDICE con soldati
 
 EURIDICE
 Lasciami.
 DIONISIO
                     Che paventi?
 EURIDICE
 Così tradirmi? E violar le sacre
 leggi ospitali? Il grande
880genio del luogo e della dea presente
 sprezzare il nume?
 DIONISIO
                                      Amor ne incolpa.
 EURIDICE
                                                                       Iniquo.
 DIONISIO
 Mia regina.
 EURIDICE
                         Che speri?
 Che pensi? Ove mi guidi?
 DIONISIO
                                                  A porti a’ piedi,
 come ti diedi Il cor, lo scettro e ’l trono.
 EURIDICE
885Egualmente, o tiranno,
 detesto il donator, rifiuto il dono.
 DIONISIO
 (Né Araspe ancor né ’l legno amico appare).
 Di oltraggio non temer, che solo a forza
 di sospiri e di pianti,
890rispettoso amator, la tua costanza
 combatterò.
 EURIDICE
                         Ma invano.
 DIONISIO
                                                E forse avrai
 pietà di te.
 EURIDICE
                       T’inganni.
 DIONISIO
 Pietà di me.
 EURIDICE
                          Non la sperar giammai.
 DIONISIO
 (Mi spaventa l’indugio; uopo è ch’io stesso
895vada e col cenno il nocchier lento affretti).
 La cara preda a voi confido; intanto (Alle guardie)
 tu da’ fine, o mia bella, all’ira, al pianto.
 
    Bella bocca,
 bocca vezzosa,
900non più sdegnosa
 forse un dì ti mirerò.
 
    E pietosa allor dirai:
 «Quanto crudele
 ti disprezzai,
905tanto fedele
 t’adorerò».