Aminta, Firenze, Vangelisti, 1703

 SCENA VI
 
 EURIDICE, ADRASTO
 
 ADRASTO
 Vivo? Spiro? E mi resta
 pianto a versar, voce a lagnarmi ancor?
 EURIDICE
 Qual mesto suono!
 ADRASTO
                                     O vista!
 O spettacolo atroce! O re infelice!
 EURIDICE
760Qual nuovo male, Adrasto?
 ADRASTO
 Ah regina, regina.
 EURIDICE
                                    Un mortal ghiaccio
 m’assale il cor, m’occupa l’ossa. Parla.
 ADRASTO
 Che dir poss’io? Che udir vuoi tu? Te stessa
 interroga e saprai
765la cagion del mio pianto
 meglio dal tuo rigor che dal mio labro.
 EURIDICE
 Che sarà mai?
 ADRASTO
                              Quanto alla Grecia, al mondo,
 quanto a te, quanto a noi
 tolse tua crudeltà; l’onor dell’armi,
770il fregio degli eroi,
 la gloria de’ monarchi
 per te mancò, per te sol cadde estinta.
 EURIDICE
 O dei! Compisci.
 ADRASTO
                                  È morto...
 EURIDICE
 Chi? Parla.
 ADRASTO
                        È morto... Aminta.
 EURIDICE
                                                            O cieli! Amin... (Sviene Euridice; e Aminta, dall’albero più vicino accorrendo, la sostiene nelle sue braccia)