Aminta, Firenze, Vangelisti, 1703

 SCENA IV
 
 CELIA
 
 CELIA
 Che può Silvio temer? Gli è noto forse
 ch’io sia nata regina?
 Amor me gli fa eguale. Eccomi ninfa.
725Celia son, non Elisa.
 Tempe è la mia Sicilia,
 il suo core il mio regno. Un dolce sguardo
 ch’esca da’ suoi begli occhi,
 un sorriso giocondo,
730che dal labro gentil parta amoroso,
 stimo più d’ogn’impero e più del mondo.
 
    Sei bello, sei quello
 che l’anima apprezza
 più d’ogni grandezza,
735più d’ogni beltà.
 
    Del volto che adoro
 più raro tesoro
 non tien la fortuna,
 amore non ha.