Venceslao, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VIII
 
 VENCESLAO, poi CASIMIRO
 
 VENCESLAO
 E pur cresce nel seno (Si asside al tavolino)
 e l’affanno e il timor. Qual notte è questa
 in cui sognansi orrori ad occhi aperti?
 Cor di re, cor di padre,
715quale acciar ti trafigge? E qual gran male
 tutto gelar fa nelle vene il sangue?
 Il supplizio de’ rei
 prova quest’alma. In che vi offesi, o dei? (Appoggiandosi al tavolino, si copre gli occhi con la mano. In questo entra Casimiro, tenendo in mano uno stilo nudo insanguinato)
 CASIMIRO
 
    Dolci brame di vendetta,
720già la vittima cadé. (Casimiro va per deporre lo stilo sul tavolino e vede il padre nello stesso momento in cui egli, alzando gli occhi, vede il figliuolo)
 
 VENCESLAO
 Sparite, o della mente
 torbide larve... Figlio...
 CASIMIRO
                                            Padre... O stelle!
 VENCESLAO
 Che acciaro è quel? Che sangue
 ne stilla ancor? Qual colpo
725mediti? E qual facesti?
 Che orror? Che turbamento
 ti sparge il volto?
 CASIMIRO
                                  (Ahi, che dirò?)
 VENCESLAO
                                                                 Rispondi.
 CASIMIRO
 Signor...
 VENCESLAO
                   Parla.
 CASIMIRO
                                Poc’anzi...
 andai... Venni... Lo sdegno...
730L’amor... L’una nell’altra
 mancan le voci. Attonito rispondo;
 nulla, o padre, dir posso e mi confondo.
 VENCESLAO
 Gran timido è gran reo.
 Errasti, il veggo, e gravemente errasti.
735Ragion mi rendi, ah, di quel sangue.
 CASIMIRO
                                                                    Questo...
 Prepara pur contro il mio sen, prepara
 le più atroci vendette,
 questo... il dirò... del mio rivale è sangue;
 sangue è di Ernando.
 VENCESLAO
                                          O dio! (Si leva)
740Ernando è morto?
 CASIMIRO
                                    Ed io,
 io ne fui l’omicida. Io ragion n’ebbi.
 VENCESLAO
 Di svenarmi in quel core
 ragione avesti? Barbaro, spietato,
 tu pur morrai. Vendicherò...