Venceslao, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA III
 
 ERNANDO e poi ERENICE
 
 ERNANDO
 Non molto andrà che di Erenice in seno
 godrà l’amico. Io il nodo
 strinsi, affrettai, cor ebbi a farlo e il lodo.
420Lagrime, non uscite.
 Esser misero volli e vano è il pianto.
 ERENICE
 Ernando, a cercar vengo
 nel piacer de’ tuoi lumi
 una parte del mio. Sovente io posi
425il mio cor nel tuo seno; e vel lasciai
 perché quel di Alessandro in lui trovai.
 ERNANDO
 Ripigliati, Erenice,
 ripigliati il tuo core.
 Ei mal soggiorna in compagnia del mio;
430e per solo conforto
 mi lasci nel partir l’ultimo addio.
 ERENICE
 Partir?
 ERNANDO
                 Sì, principessa;
 né con altro contento
 che del tuo ben, ti lascio.
 ERENICE
435Che? Un ingiusto divieto
 tanto rispetti? E tanto
 temi nella mia vista
 d’irritar Casimiro?
 ERNANDO
 Altro temo, Erenice, altro sospiro.
 ERENICE
440Che mai?
 ERNANDO
                     Già nel mio core
 son reo. Lascia che almeno
 nel tuo viva innocente.
 ERENICE
 Ten prego ancor.
 ERNANDO
                                  Sia l’ubbidirti, o bella,
 gran parte di discolpa al mio delitto.
445Parli ’l labbro, ei ’l confessi,
 se pure a te sinora
 non disser gli occhi miei che il cor ti adora.
 ERENICE
 Tu scherzi; o sì amoroso
 a favor di Alessandro ancor mi parli.
 ERNANDO
450Chi può mirar quegli occhi e non amarli?
 Ti amai dal primo istante in cui ti vidi,
 tel dissi nell’estremo in cui ti perdo,
 quando al tuo cor nulla più manca e quando
 tutto, tutto dispera il cor di Ernando.
 ERENICE
455Dov’è virtù, dove amistade in terra,
 se Ernando la tradisce?
 Mi attendevi tu sposa
 per più offender l’amico?
 Per più macchiar?... Ma dove,
460dove il furor mi spinge e mi trasporta?
 Non è capace il generoso Ernando
 di tal viltà. Dar fede
 deggio, più che al suo labbro, al suo gran core.
 Fuorché di gloria, egli non sente amore.
 ERNANDO
465Non sento amor? T’amo, Erenice, t’amo
 ma da amico e da forte.
 Senza desio, senza speranza t’amo...
 ERENICE
 E m’ami, alfin vuoi dirmi,
 ma col cor di Alessandro, il mio tesoro.
 ERNANDO
470Sì sì, t’amo col suo; col mio ti adoro.
 ERENICE
 Vorresti ancor farmi adirar ma invano.
 ERNANDO
 Temono i rei la loro colpa. Io solo
 temo la mia innocenza.
 Voglio esser reo né posso.
475Deh, più credi, Erenice,
 se il neghi alle mie voci, al tuo sembiante.
 ERENICE
 Vanne. Ti credo amico e non amante.
 ERNANDO
 
    Parto amante e parto amico,
 che non nuoce amor pudico
480alla fede, all’amistà.
 
    Se nol credi o te ne offendi,
 poco intendi
 la fortezza di quest’alma,
 il poter di tua beltà.