Venceslao, Praga, Wickhatt, 1725

 SCENA IV
 
 VENCESLAO con seguito, LUCINDA e CASIMIRO
 
 VENCESLAO
 Impacienza e sdegno
 ben qui ti trasse frettolozo.
 LUCINDA
                                                   Sono
 anche i più brevi indugi,
455a chi cerca vendetta, ore di pena.
 VENCESLAO
 Stranier, cadente è il sole e meglio fora
 sospender l’ire al dì venturo e l’armi.
 LUCINDA
 Giudice e re tu stesso
 l’ora assegnasti e ’l campo; ed or paventi?
460Ah non far che prevalga
 la natura a la legge
 e a dover di monarca amor di padre.
 VENCESLAO
 Pugnisi pur; non temo.
 È dal mio core la viltà sbandita;
465e se pur temo, io temo
 l’innocenza del figlio e non la vita.
 CASIMIRO
 E vita ed innocenza
 affidata al mio braccio è già sicura.
 LUCINDA
 Impotente è l’ardire in alma impura.
470O tu, che ancor non veggio
 qual ti deggia chiamar, nemico o amico,
 possibil fia che espor tu voglia al fiero
 sanguinoso cimento e fama e vita?
 E ingiusto sosterrai la tua mentita?
475Dimmi, di’, Casimiro, (Casimiro sta pensoso)
 tu non vergasti il foglio? Ignoto il volto
 t’è di Lucinda e il nome?
 Fede non le giurasti?
 Sposa non l’abbracciasti? E dir tu ’l puoi?
480Tu sostener? Scuotiti alfin, ritorni
 la perduta ragion. Già per mia bocca
 l’amorosa Lucinda ora ti dice:
 
    Cara parte di quest’alma,
 torna, torna ad abbracciarmi,
485sposo amato, deh vieni...
 
 CASIMIRO
 
                                                All’armi, all’armi. (Rispingendola furioso impugna la spada)
 
 LUCINDA
 
    Traditore, più che amore
 brami piaghe e vuoi svenarmi?
 Né ’l rimorso tu senti?
 
 CASIMIRO
 
                                            All’armi, all’armi.
 
 LUCINDA
 Dunque all’armi, spergiuro.
490Sieguasi il tuo furor.
 CASIMIRO
                                        Se’ tu quel forte
 campion che a darmi morte
 sin dal ciel lituan teco traesti?
 LUCINDA
 Io quegli sono. Stringi
 crudel il ferro e temi,
495più del tuo sangue, le mie piaghe e sia
 il tuo rischio maggior la morte mia...
 Ma che dissi mia morte?
 La tua, la tua vogl’io. Perfido, all’armi.
 Ben saprà questo acciaro
500a quel core infedel farsi la strada.
 CASIMIRO
 Io voglierò contro costei la spada? (Attonito vuol partire)
 LUCINDA
 No no, da questo campo ad armi asciutte
 non uscirem.
 CASIMIRO
                           (Corre all’occaso il sole
 e in braccio ad Erenice Ernando è atteso). (Fra sé)
 LUCINDA
505Che fai? Che miri? Omai
 o ti diffendi o ti traffigo inerme.
 CASIMIRO
 Pugnisi al nuovo giorno.
 LUCINDA
 No no, pugna or volesti e pugna or voglio.
 Tu dei cadervi od io.
 CASIMIRO
510Tolgasi quest’inciampo all’amor mio. (Furibondo l’assalta e le gitta di mano la spada)
 Sei vinto ed è il tuo torto
 chiaro agli occhi del padre, a quei del mondo.
 LUCINDA
 Hai vinto, o vile. Aggiungi alla tua gloria
 l’aver vibrato in sen di donna il ferro,
515l’averla vinta. Resta
 la morte sua. Che badi?
 CASIMIRO
 Tu donna?
 LUCINDA
                       Ancor t’infingi? Or via, mi svena.
 Questo de’ tuoi delitti
 sarà il minor, l’aver Lucinda uccisa,
520doppo averla tradita;
 e sia poca fierezza,
 doppo tolto l’onor, torle la vita.
 CASIMIRO
 Taci Lucinda.
 LUCINDA
                            Che tacer? Sia noto...
 CASIMIRO
 Padre, già ’l dissi, un mentitor è desso,
525mentì già ’l grado ed or mentisce il sesso.
 Questa non è Lucinda. In tali spoglie
 non si ascondon reine.
 No, Lucinda non sei. Confuso e vinto,
 pien di scorno e di duolo
530rimanti. (Il padre viene, a lui m’involo). (Parte)