Venceslao, Praga, Wickhatt, 1725

 SCENA XII
 
 LUCINDA con seguito e li sudetti
 
 LUCINDA
290Del sarmatico cielo inclito Giove,
 per cui la fredda Vistula è superba
 più de l’Istro e del Tebro,
 quella che, estinto il genitor Gustavo,
 di Lituania or regge
295le belle spiaggie e ’l fertil suol, Lucinda,
 a te, la cui gran fama
 non v’è cui nota, o Venceslao, non sia,
 per alto affar me suo ministro invia.
 CASIMIRO
 Oh dei!
 LUCINDA
                  (L’empio si turba).
 VENCESLAO
300Di sì illustre regina,
 la cui virtù sublime
 è freggio al debil sesso, invidia al forte,
 che io servir possa ai cenni è mia gran sorte.
 CASIMIRO
 Parto, o signore.
 LUCINDA
                                 Arresta,
305principe, i passi; a quanto
 dir mi riman, ti vuo’ presente.
 CASIMIRO
                                                          (Oh inciampo).
 Costui, signor, mente l’uffizio e il grado.
 LUCINDA
 Io mentir, Casimiro?
 Questo ch’al re presento
310foglio fedel, questo dirà s’io mento.
 CASIMIRO
 (Legge e minaccia).
 VENCESLAO
                                       O note!
 CASIMIRO
 Nieghisi tutto a chi provar non puote.
 VENCESLAO
 Che sento! Ah figlio, figlio! Opre son queste
 degne di te? Degne del sangue ond’esci?
315Tu cavalier? Tu prence?
 CASIMIRO
 Che fia?
 VENCESLAO
                   Prendi e rimira.
 Quei caratteri impressi
 son di tua man? Li riconosci? Leggi,
 leggi pure a gran voce e del tuo errore
320dia principio alla pena il tuo rossore.
 CASIMIRO
 «Per quanto ha di più sacro,
 il prence Casimiro a te promette
 la marital sua fede,
 a te, Lucinda, erede
325del regno lituano;
 e segna il cor ciò che dettò la mano».
 VENCESLAO
 Leggesti? A qual diffesa
 tua innocenza commetti?
 CASIMIRO
                                                 Or ora il dissi.
 Un mentitore è questi.
330Mentito è il grado,
 mentito è il ministero; io né giurai
 a Lucinda la fede;
 né promisi imenei;
 né mai la viddi o pur ne intesi.
 LUCINDA
                                                           Oh dei!
 CASIMIRO
335E perché alcun della mendace accusa
 testimon più non resti,
 lacerato in più parti
 or te, foglio infedele, il piè calpesti.
 VENCESLAO
 Tant’osi?
 LUCINDA
                    Casimiro,
340mentitor me dicesti. In campo chiuso
 a singolar tenzone
 forte guerrier per nascita e per grado
 tuo egual, che meco io trassi
 dai lituani lidi,
345per mia bocca or t’invita
 e tua pena sarà la tua mentita.
 CASIMIRO
 Il paragon dell’armi io non ricuso.
 LUCINDA
 Anzi che cada il sole,
 tu, re, ’l concedi.
 VENCESLAO
                                 Assento
350e spettatore io ne sarò.
 LUCINDA
                                            Ti aspetto
 colà al cimento. (Getando un guanto a’ piedi)
 CASIMIRO
                                Ed io la sfida accetto.
 LUCINDA
 
    Sapesti, o lusinghiero,
 schernire un fido amor;
 ma braccio feritor
355ti punirà.
 
    Vibrar l’acciar guerriero
 non è tradir l’onor
 di semplice beltà.