Venceslao, Praga, Wickhatt, 1725

 SCENA VII
 
 Stanze a grottesco.
 
 ERNANDO, ALESSANDRO ed ERENICE
 
 ERNANDO
175Se voi lieti non rendo,
 nulla oprai, nulla ottenni. Egli ha gran tempo
 ch’ardono del tuo bello, e ben tu ’l sai,
 Casimiro e Alessandro.
 Questi, temendo il suo rival germano,
180nascose il foco e col mio labro espose
 le sue fiamme amorose.
 La Moldavia rubella
 mi esentò da la reggia. Io vinsi e ’l prezzo
 esser dovea Erenice,
185sol per render voi lieti (e me infelice).
 ERENICE
 Cor generoso.
 ALESSANDRO
                            E grande.
 ERNANDO
 Godea che a me tenuti
 foste di tanto. Casimiro allora
 fremé, si oppose e minaciò. Compiacqui
190al suo furor, tolsi congedo e tacqui.
 ERENICE
 Perfido.
 ERNANDO
                  Or la dimora
 è commune periglio.
 ALESSANDRO
 Ma quale è il tuo consiglio?
 ERNANDO
 Nella vicina notte
195abbracciatevi sposi.
 ALESSANDRO
                                       E poi?
 ERNANDO
                                                      Riparo
 non avrà ’l fatto. Al mio consiglio, al nodo
 non disuguale il padre
 darà l’assenso e del rival germano
 sarà impotente ogni furore o vano.
 ALESSANDRO
200Me fortunato a pieno,
 se tu vi assenti.
 ERENICE
                               Oh dio!
 ALESSANDRO
 Che paventi, Erenice?
 ERENICE
 D’offender l’onestà.
 ALESSANDRO
                                       Prendi, mia vita,
 sposa mi sei. Nell’atto sacro invoco
205l’amor, la fede, Ernando.
 ERENICE
 Ti cedo e sposa ecco ti abbraccio.
 ERNANDO
                                                              Parti,
 pria che ’l german qui ti sorprenda.
 ALESSANDRO
                                                                   Addio.
 Verrò cinto dall’ombre
 a darti il primo maritale amplesso.
 ERNANDO
210(Io fui del mio morir fabbro a me stesso).
 ALESSANDRO
 
    Col piacer che siate miei,
 occhi bei, vi dico addio.
 
    Da voi parto sì contento
 che in lasciarvi più non sento
215il poter de l’amor mio.