Venceslao, Praga, Wickhatt, 1725

 SCENA V
 
 LUCINDA con seguito e detti
 
 LUCINDA
                                           In quale oggetto
 vi fissate, o miei lumi? (A parte)
 CASIMIRO
105(Finger mi giovi).
 LUCINDA
                                    Io vi ringrazio, o numi.
 Ecco il mio sposo, tanto
 già sospirato e pianto. Oh lieta vista!
 CASIMIRO
 Stranier, che tale a queste spoglie, a questi
 tuoi compagni o custodi a me rassembri,
110e qual da miglior cielo all’Orse algenti
 forte cagion ti trasse?
 LUCINDA
 (Non mi ravvisa). A mia gran sorte ascrivo
 che dal ciel lituano
 qui giunto appena, ove drizzai la meta,
115te incontri, eccelso prence.
 CASIMIRO
                                                   A te, che altrove
 non viddi mai, ove fui noto e quando?
 LUCINDA
 In Lituania, ov’ebbi
 l’alto onor d’inchinarti.
 (Ah quasi dissi il fier destin d’amarti).
 CASIMIRO
120Qual ti appelli?
 LUCINDA
                               Lucindo.
 CASIMIRO
 L’uffizio tuo?
 LUCINDA
                            Di segretario in grado
 a Lucinda io servia.
 CASIMIRO
 Lucinda?
 LUCINDA
                     Sì, l’erede
 del lituano regno.
 CASIMIRO
125Tu con Lucinda?
 LUCINDA
                                 Io con Lucinda, io seco
 era il giorno primier che i lumi tuoi
 s’incontraro coi suoi.
 Giorno (ah giorno fatal) che in voi s’accese
 scambievol fiamma; io seco
130allor che le giurasti eterno amore
 e sol fui testimon del suo rossore.
 (Fisso m’osserva). Omai
 ti dovria sovenir che in bianco foglio
 la marital tua fede,
135me presente, segnasti e, me presente,
 si strinse il sacro nodo,
 si diede il casto amplesso;
 ti dovria sovenir ch’entro a sei lune
 tornare a lei giurasti;
140pur due volte da allora
 compì l’anno il suo corso e non tornasti.
 (Misera!) E non ancora
 ti sovien qual io sia,
 io che fui testimon delle sue pene,
145de’ giuramenti tuoi?
 CASIMIRO
                                         Non mi soviene.
 LUCINDA
 Non ti soviene? Ingrato...
 CASIMIRO
                                                 A chi favelli?
 LUCINDA
 Così m’impose il dirti
 la tua fedel Lucinda: «E se» mi aggiunse
 «e se nulla ottener puoi da quel core,
150fa’ ch’io ’l sappia, onde fine
 abbia con la mia vitta il mio dolore».
 CASIMIRO
 (A lagrimar mi astringe).
 Fole mi narri.
 LUCINDA
                             (O son tradita o finge).
 CASIMIRO
 Ma dovunque tu venga
155e qualunque sii tu,
 parti, Lucindo, e non cercar di più.
 
    Ti consiglio a far ritorno,
 parti, va’;
 né cercar più di così.
 
160   Lungo soggiorno
 ti sarà solo
 di pianto e duolo
 cagione un dì.