Venceslao, Vienna, van Ghelen, 1725

 SCENA VIII
 
 LUCINDA
 
 LUCINDA
1180Correte a rivi, a fiumi, amare lagrime.
 Tolto da me lo sposo
 ha l’ultimo congedo.
 Più non lo rivedrò. Barbaro padre!
 Miserabile figlio! Ingiusti numi!
1185Su, lagrime, correte a rivi, a fiumi.
 Ma che giova qui ’l pianto? A l’armi, a l’armi.
 Giacché tutto disperi,
 tutto ardisci, o Lucinda. Apriti a forza
 ne la reggia l’ingresso. Ecco già parmi
1190di svenare il tiranno,
 di dar morte a’ custodi,
 di dar vita al mio sposo e di abbracciarlo
 fuori di ceppi... Ahi! Dove son? Che parlo?
 
    Vaneggia la spene,
1195delira l’affetto;
 e intanto il mio bene
 a morte sen va.
 
    Lo salvo pietosa,
 lo abbraccio amorosa;
1200e ancora ristretto
 fra ceppi egli sta.
 
 Fine dell’atto quarto