Venceslao, Vienna, partitura (Il Venceslao)

 SCENA VI
 
 GISMONDO e detti
 
 GISMONDO
 Tosto, signor, cingi lorica ed elmo,
1330rompi ogni induggio ed arma
 di acciar la destra e di costanza il petto.
 VENCESLAO
 Che fia, Gismondo?
 GISMONDO
                                       Il prence...
 VENCESLAO
 Morì. Per esser giusto
 già finii d’esser padre.
 GISMONDO
                                            Ah! Se riparo
1335non affretti al periglio,
 la corona perdesti e non il figlio.
 VENCESLAO
 Che? Vive Casimiro?
 GISMONDO
                                          E vivo il vuole
 la milizia, la plebe ed il Senato.
 Sono infranti i suoi ceppi,
1340fugati i tuoi custodi, al suol gittati
 i funesti apparati e del tumulto
 non ultima è Lucinda.
 Ognun freme. Ognun grida; e se veloce
 tu non vi accorri, invano
1345freno si cerca al popolo feroce.
 VENCESLAO
 Sì sì, popoli, Ernando,
 Erenice, Lucinda,
 dover, pietà, legge, natura, a tutti
 sodisfarò, sodisfarò a me stesso.
1350Seguitemi. Oggi il mondo
 apprenderà da me
 ciò che può la pietade in cor di padre,
 ciò che può la giustizia in cor di re. (Segue aria)
 
    L’arte, sì, del ben regnar
1355da me il mondo apprenderà.
 
    Ei vedrà che so serbar
 la giustizia e la pietà.