Venceslao, Monaco, Straub, 1725

 SCENA III
 
 Loggie.
 
 ERNANDO, poi ERENICE
 
 ERNANDO
450Non molto andrà che di Erenice in seno
 godrà l’amico. Io ’l nodo
 strinsi, affrettai; cor ebbi a farlo e ’l lodo.
 Lagrime, non uscite.
 ERENICE
 Ernando, a cercar vengo
455nel piacer de’ tuoi lumi
 una parte del mio.
 In più volte riposi
 il mio cor nel tuo seno. Io vel lasciai,
 perché quel di Alessandro in lui trovai.
 ERNANDO
460Ripigliati, Erenice,
 ripigliati il tuo core.
 Ei mal soggiorna in compagnia del mio
 e per solo conforto
 mi lasci nel partir l’ultimo addio.
 ERENICE
465Che? Un ingiusto divieto
 tanto rispetti? E tanto
 temi ne la mia vista
 d’irritar Casimiro?
 ERNANDO
 Altro temo, Erenice; altro sospiro.
 ERENICE
470Che mai?
 ERNANDO
                     Già nel mio core
 sono reo. Lascia che almeno
 nel tuo viva innocente.
 ERENICE
 Ancor ten priego. Aprimi il cor, favella.
 ERNANDO
 Sia l’ubbidirti, o bella,
475gran parte di discolpa al mio delitto;
 parli il labbro e ’l confessi,
 se pure a te sinora
 non disser gl’occhi miei che ’l cor ti adora.
 ERENICE
 Tu scherzi o sì amoroso
480a favor di Alessandro ancor mi parli.
 ERNANDO
 Chi può mirar quegl’occhi e non amarli?
 Ti amai dal primo istante in cui ti vidi;
 tel dissi ne l’estremo in cui ti perdo,
 quando al tuo cor nulla più manca e quando
485tutto, tutto dispera il cor di Ernando.
 ERENICE
 Dov’è virtù, dove amistade in terra,
 se la tradisce Ernando?
 Mi attendevi tu sposa
 per più offender l’amico?
490Per più macchiar?... Ma dove,
 dove il furor mi spigne e mi trasporta?
 Non è capace Ernando
 di tal viltà. Dar fede
 deggio, più che al suo labbro, al suo gran core.
495Fuorché di gloria, egli non sente amore.
 ERNANDO
 Non sento amor? T’amo, Erenice, t’amo
 ma da amico e da forte.
 Senza desio, senza speranza t’amo...
 ERENICE
 E m’ami, alfin vuoi dirmi,
500ma col cor di Alessandro, il mio tesoro.
 ERNANDO
 Sì sì, t’amo col suo, col mio ti adoro.
 ERENICE
 Vorresti ancor farmi adirar ma invano.
 ERNANDO
 Temono i rei la loro colpa. Io solo
 temo la mia innocenza.
505Voglio esser reo né posso.
 Deh, più credi, Erenice,
 se ’l nieghi a le mie voci, al tuo sembiante.
 ERENICE
 Vanne. Ti credo amico e non amante.
 ERNANDO
 
    Parto amante e parto amico,
510che non nuoce amor pudico
 a la fede, a l’amistà.
 
    Se nol credi o te ne offendi,
 poco intendi
 la fortezza di quest’alma,
515il poter di tua beltà.