Venceslao, Parma, Rosati, 1724 (Il Venceslao)

 SCENA V
 
 CASIMIRO, LUCINDA e VENCESLAO
 
 CASIMIRO
 De’ più illustri sponsali
1015quest’è la reggia.
 LUCINDA
                                  E qui t’attende il padre.
 VENCESLAO
 Figlio, in onta a tue colpe
 son padre ancora. Alor che morte attendi,
 agl’imenei t’invito e ti presento
 in Lucinda una sposa.
1020Tutt’altro oggi attendevi
 fuorch’un tal dono. Abbilo a grado. Il chiede
 tuo dover, mio comando e più sua fede.
 LUCINDA
 Che mai dirà?
 CASIMIRO
                              Deh come
 è possibile, o padre,
1025che sì tosto si cangi
 la sorte mia? Dovea morire...
 VENCESLAO
                                                       Eh, lascia
 la memoria funesta;
 pensa or solo a goder. Tua sposa è questa.
 CASIMIRO
 Caro più de la vita
1030m’è ’l dono tuo. Lo accetto,
 non perché tu ma perché amor lo impone
 e a la bella Lucinda
 non mi sposa il timor ma la ragione.
 LUCINDA
 E di gioia non moro?
 VENCESLAO
                                         Or questa gemma
1035confermi a lei la marital tua fede. (Dà un anello a Casimiro che poi con esso sposa Lucinda)
 CASIMIRO
 Ma più di questa gemma
 te la confermi il core.
 LUCINDA
 Mio tesoro.
 CASIMIRO
                        Mio ben.
 A DUE
                                           Mio dolce amore.
 CASIMIRO
 Padre con sì bel dono a me due volte
1040tu fosti padre.
 LUCINDA
                             E vita
 ti deggio anch’io.
 VENCESLAO
                                  Regina,
 all’onor tuo s’è sodisfatto?
 LUCINDA
                                                  Appieno.
 VENCESLAO
 Se’ paga?
 LUCINDA
                     In Casimiro
 tutta lieta è quest’alma e più non chiede.
 VENCESLAO
1045Egli è tuo sposo ed io serbai la fede.
 LUCINDA
 La fé serbasti.
 VENCESLAO
                             Addio. Null’altro, o sposi,
 qui far mi resta, or che la fé serbai.
 Ma Casimiro...
 CASIMIRO
                              Padre.
 VENCESLAO
 Deggio altrui pur serbarla. Oggi morrai.