Venceslao, Parma, Rosati, 1724 (Il Venceslao)

 SCENA III
 
 LUCINDA e detti
 
 LUCINDA
 Del sarmatico cielo inclito Giove,
345per cui la fredda Vistula è superba
 più de l’Istro e del Tebro,
 re, la cui minor gloria è la fortuna,
 quella, ch’estinto il genitor Gustavo
 di Lituania or regge
350le belle spiaggie e ’l fertil suol, Lucinda,
 a te, la cui gran fama
 non v’è cui nota, o Venceslao, non sia,
 per alto affar me suo ministro invia.
 VENCESLAO
 Di sì illustre regina,
355la cui virtù sublime
 è fregio al debol sesso, invidia al forte,
 ch’io servir possa a’ cenni è mia gran sorte.
 CASIMIRO
 (Oh dei! Fia meglio allontanarci).
 LUCINDA
                                                               Arresta,
 principe, i passi. A quanto
360dir mi riman, te vo’ presente.
 CASIMIRO
                                                        (O inciampo!)
 Costui, signor, mente l’uffizio e ’l grado.
 LUCINDA
 Io mentir, Casimiro?
 Questo che al re presento
 foglio fedel, questo dirà s’io mento. (Lucinda porge al re una lettera che sembra essere di credenza. Il re l’apre e leggendola guarda minaccioso il figliuolo)
 CASIMIRO
365Legge e minaccia.
 VENCESLAO
                                    (O note!)
 CASIMIRO
 (Neghisi tutto a chi provar non puote).
 VENCESLAO
 (Che lessi!) Ah figlio, figlio! Opre son queste
 degne di te? Degne del sangue, ond’esci?
 Tu cavalier? Tu prence?
 CASIMIRO
370Che fia?
 VENCESLAO
                   Prendi e rimira.
 Que’ caratteri impressi
 son di tua man? Li riconosci? Leggi;
 leggi pur a gran voce e del tuo errore
 dia principio a la pena il tuo rossore.
 CASIMIRO
375«Per quant’ha di più sacro, (Legge)
 il prence Casimiro a te promette
 la marital sua fede,
 a te, Lucinda, erede
 del regno lituano;
380e segna il cor ciò che dettò la mano».
 ERNANDO
 (Infido cor!)
 VENCESLAO
                          Leggesti? A qual difesa
 tua innocenza commetti?
 CASIMIRO
 Or ora il dissi. Un mentitor è questi,
 signor. Mentito è ’l grado,
385mentito è ’l ministero. Io né giurai
 a Lucinda la fede
 né vergai questo foglio
 né promisi imenei
 né mai la vidi o pur ne intesi.
 LUCINDA
                                                        (Oh dei!)
 CASIMIRO
390E perché alcun de la mendace accusa
 testimon più non resti,
 lacerato in più parti
 or te, foglio infedele, il piè calpesti. (Straccia in molti pezzi la carta e poi la calpesta)
 VENCESLAO
 Tant’osi?
 LUCINDA
                    Casimiro?
395Mentitor me dicesti; in campo chiuso
 a singolar tenzone
 forte guerrier per nascita e per grado
 tuo egual, che meco io trassi
 da’ lituani lidi,
400per mia bocca or t’invita
 e tua pena sarà la tua mentita.
 CASIMIRO
 Il paragon de l’armi io non ricuso.
 LUCINDA
 Anzi che cada il sole,
 tu, re, ’l concedi.
 VENCESLAO
                                 Assento;
405e spettatore io ne sarò.
 LUCINDA
                                            T’aspetto
 colà al cimento.
 CASIMIRO
                               Ed io la sfida accetto.
 LUCINDA
 
    Sapesti lusinghiero
 schernire un fido amor;
 ma braccio feritor
410ti punirà.
 
    Vibrar l’acciar guerriero
 non è tradir l’onor
 di semplice beltà.