Venceslao, Parma, Rosati, 1724 (Il Venceslao)

 SCENA VIII
 
 Atrio corrispondente agli appartamenti di Erenice.
 
 ERENICE, ALESSANDRO ed ERNANDO
 
 ERNANDO
 Bella Erenice.
 ERENICE
                             Invitto Ernando.
 ERNANDO
                                                              (O vista!)
 ERENICE
 A l’ombra de’ tuoi lauri
 la comun libertà posa sicura.
 ALESSANDRO
 E de’ tuoi rischi il nostro bene è l’opra.
 ERNANDO
205Se voi lieti non rendo,
 nulla oprai, nulla ottenni. Egli ha gran tempo
 ch’ardono del tuo bello, e ben tu ’l sai,
 Casimiro e Alessandro.
 Questi, temendo il suo rival germano,
210nascose il foco e col mio labbro espose
 le sue fiamme amorose.
 L’odio di Casimiro,
 credutomi rival, tutto in me cadde
 e in me sol rispettò l’amor paterno.
215La Moldavia rubella
 mi assentò da la reggia. Io vinsi e ’l prezzo
 esser dovea Erenice,
 sol per render voi lieti (e me infelice).
 ERENICE
 Cor generoso.
 ALESSANDRO
                            E grande!
 ERNANDO
220Godea che a me tenuti
 foste di tanto. Casimiro alora
 fremé, si oppose, minacciò. Compiacqui
 al suo furor, tolsi congedo e tacqui.
 ERENICE
 Perfido!
 ERNANDO
                   Or la dimora
225è comune periglio.
 ALESSANDRO
 Ma qual è ’l tuo consiglio?
 ERNANDO
 Ne la vicina notte
 datevi fé di sposi.
 ALESSANDRO
                                   E poi?
 ERNANDO
                                                  Riparo
 n’avrà il fatto. Al mio consiglio, al nodo
230non disuguale, il padre
 darà l’assenso e del rival germano
 sarà impotente ogni furore e vano.
 ALESSANDRO
 Me fortunato appieno,
 se tu vi assenti.
 ERENICE
                               Oh dio!
 ALESSANDRO
235Che paventi, Erenice?
 ERENICE
 Questo mio così tosto esser felice.
 ALESSANDRO
 Temi il mal, non il bene.
 ERENICE
 Offendo il grado mio.
 ALESSANDRO
                                          Prendi, mia vita,
 sposa mi sei. Ne l’atto sacro invoco
240l’amor, la fede, Ernando.
 ERENICE
 Ti cedo e sposa ecco t’abbraccio.
 ERNANDO
                                                            Parti,
 pria che ’l german qui ti sorprenda.
 ALESSANDRO
                                                                   Addio.
 Verrò cinto da l’ombre
 a darti il primo marital amplesso.
 ERNANDO
245(Io fui del mio morir fabbro a me stesso).
 ALESSANDRO
 
    Col pensier che mia tu sei,
 già contento il cor mi par.
 
    È sì dolce un tal momento
 che di morte anche il tormento
250è capace a consolar.