Venceslao, Venezia, Rossetti, 1722

 SCENA III
 
 ERNANDO, poi ERENICE
 
 ERNANDO
 Non molto andrà che di Erenice in seno
 godrà l’amico. Io ’l nodo
 strinsi, affrettai, cor ebbi a farlo e ’l lodo.
 Lagrime, non uscite.
 ERENICE
405Ernando, a cercar vengo
 nel piacer de’ tuoi lumi
 una parte del mio.
 Io più volte riposi
 il mio cor nel tuo seno. Io vel lasciai,
410perché quel di Alessandro in lui trovai.
 ERNANDO
 Ripigliati, Erenice,
 ripigliati il tuo core.
 Ei mal soggiorna in compagnia del mio;
 e per solo conforto
415mi lasci nel partir l’ultimo addio.
 ERENICE
 Che? Un ingiusto divieto
 tanto rispetti? E tanto
 temi ne la mia vista
 d’irritar Casimiro?
 ERNANDO
420Altro temo, Erenice, altro sospiro.
 ERENICE
 Che mai?
 ERNANDO
                     Già nel mio core
 son reo. Lascia che almeno
 nel tuo viva innocente.
 ERENICE
 Ancor ten priego. Aprimi il cor, favella.
 ERNANDO
425Sia l’ubbidirti, o bella,
 gran parte di discolpa al mio delitto.
 Parli il labbro e ’l confessi,
 se pure a te sinora
 non disser gl’occhi miei che il cor ti adora.
 ERENICE
430Tu scherzi o sì amoroso
 a favor di Alessandro ancor mi parli.
 ERNANDO
 Chi può mirar quegl’occhi e non amarli?
 Ti amai dal primo istante in cui ti vidi;
 tel dissi ne l’estremo in cui ti perdo,
435quando al tuo cor nulla più manca e quando
 tutto, tutto dispera il cor di Ernando.
 ERENICE
 Dov’è virtù, dove amistade in terra,
 se la tradisce Ernando?
 Mi attendevi tu sposa
440per più offender l’amico?
 Per più macchiar?... Ma dove,
 dove il furor mi spigne e mi trasporta?
 Non è capace Ernando
 di tal viltà. Dar fede
445deggio, più che al suo labbro, al suo gran core.
 Fuorché di gloria, egli non sente amore.
 ERNANDO
 Non sento amor? T’amo, Erenice, t’amo
 ma da amico e da forte.
 Senza desio, senza speranza t’amo...
 ERENICE
450E m’ami, alfin vuoi dirmi,
 ma col cor di Alessandro, il mio tesoro.
 ERNANDO
 Sì sì, t’amo col suo, col mio ti adoro.
 ERENICE
 Vorresti ancor farmi adirar ma invano.
 ERNANDO
 Temono i rei la loro colpa. Io solo
455temo la mia innocenza.
 Voglio esser reo né posso.
 Deh più credi, Erenice,
 se ’l nieghi a le mie voci, al tuo sembiante.
 ERENICE
 Vanne, ti credo amico e non amante.
 ERNANDO
 
460   Parto amante e parto amico,
 che non nuoce amor pudico
 a la fede, a l’amistà.
 
    Se nol credi o te ne offendi,
 poco intendi
465la fortezza di quest’alma,
 il poter di tua beltà.