Venceslao, Torino, Gattinara, 1721

 SCENA XII
 
 VENCESLAO, CASIMIRO ed ERNANDO
 
 VENCESLAO
 Reo convinto, la spada
 deponi, o Casimiro.
 CASIMIRO
 La spada.
 VENCESLAO
                     Sì, la spada.
 CASIMIRO
 Eccola, o re. Già ’l core (Depone la spada sul tavolino)
765dispongo a sofferir mali più atroci.
 ERNANDO
 (Qual raggio a noi volgeste, astri feroci!)
 VENCESLAO
 Gismondo, olà. Ne la vicina torre
 sia custodito il prence.
 Tu colà attendi il tuo destino.
 CASIMIRO
                                                       Offeso
770orché deggio lasciarti,
 già sento in me la sua fierezza.
 VENCESLAO
                                                          Parti.
 CASIMIRO
 
    Parto, o re; non osa il labro
 dirti: «Addio, mio genitor»,
 
    perché troppo il dolce nome
775fa più grave il mio delitto
 e più grande il tuo dolor.