Il Tirsi, Venezia, Nicolini, 1696

 SCENA VI
 
 TIRSI e DAFNE
 
 TIRSI
 Udite Ahimè!...
 DAFNE
                                Ferma, o crudele. Ascolta
 un sol momento ancora
 le mie querele e poi mi lascia.
 TIRSI
                                                         Dafne,
1000so che la vita a me serbasti. Parla.
 La tua pietà, cui tanto devo, il merta.
 DAFNE
 Tirsi, a la mia pietà, per cui tu vivi,
 nulla tu devi. In te serbai me stessa
 e ne la tua difesa
1005sol la parte miglior de l’alma mia.
 Ben molto devi a quell’amor che, ognora
 de’ tuoi sprezzi nudrito e de’ miei pianti,
 mi strugge e mi divora.
 TIRSI
 Duolmi del tuo dolor. Questo è sol quanto
1010concederti poss’io.
 DAFNE
                                     Se ognor di gelo
 fossi stato al mio ardor, direi talvolta:
 «Dura necessità vuol che non m’ami».
 E incolperei di crudeltade il fato
 più che ’l tuo cuore ingrato.
1015Ma tu pure altre volte, ahi rimembranza
 dolce insieme e crudel! tu pur m’amasti.
 Fecer quest’occhi il tuo diletto e piacque,
 o t’infingesti almeno,
 questo volto a’ tuoi lumi e questo seno.
1020Misera, in che t’offesi?
 Perché tormi il tuo cuore?
 Perché non darmi il mio?
 Se tu m’amasti alor perché lasciarmi?
 Se t’infingesti, o dio! perché ingannarmi?
 TIRSI
1025Dafne, t’amai, qual tu m’amasti...
 DAFNE
                                                               Ah, Tirsi,
 arde ancora il mio fuoco e ’l tuo già è spento.
 Il tuo lieve scintilla, il mio fu incendio
 che si stese ne l’alma, ove ancor vive
 alimento a sé stesso; e vivrà eterno;
1030vivrà eterno e potrai
 ninfa trovar di me più vaga, o caro,
 ma più fedel non mai.
 TIRSI
 Mi sento intenerir; ma troppo ancora
 Corinna e Clori han di poter su l’alma.
 DAFNE
1035Ninfe, o assai più felici
 che Dafne nel suo amor, ne l’odio vostro,
 voi poc’anzi sdegnose
 nel sen di Tirsi osaste
 insanguinar la destra;
1040voi lo sgridaste iniquo;
 lo tradiste spergiuro; e Tirsi ancora,
 benché barbare, v’ama,
 benché infide, v’adora.
 
    Io che t’amai,
1045che ti serbai
 la mia costanza,
 benché schernita,
 ti trovo, o dio!
 rigido al dolor mio.
 
1050   Nulla ti cale
 se per te moro;
 e pur non ti disprezzo
 né sete ho del tuo sangue;
 anzi t’adoro.
 
 TIRSI
1055Se vedessi il mio cuor, Dafne amorosa,
 di me ti prenderia quella che brami
 dolce pietà. Vedo che m’ami e vedo
 che più d’ogn’altra m’ami.
 Per non esserti ingrato,
1060io, che amarti vorrei,
 tento e nol posso e se potessi, giovi
 questa fede al tuo duolo, io t’amerei.
 DAFNE
 Miseri! E qual vi resta
 crudelissima speme, affetti miei?
 TIRSI
 
1065   Se mai sciolta da’ lacci d’amore
 fia quest’alma, te sola amerà.
 
    Col piacer de la speranza
 tu consola il tuo dolore;
 e non perder la costanza
1070quando sai che t’ho pietà.