Venceslao, Torino, Gattinara, 1721

 SCENA III
 
 CASIMIRO, poi servo che li dà un viglietto
 
 CASIMIRO
485Mie deluse speranze,
 non andrete impunite
 d’un tal rifiuto. Un foglio? (Il servo glielo porge)
 Leggiam che arreca. (Il prence legge)
 «Ne la notte vicina
490stringerà il tuo rival sposa Erenice...»
 Oh ciel! Che leggo? Ah stelle!
 E ciò fia ver? Sì, troppo
 vero sarà. Chi lo soscrive? Ismene. (Leggendo)
 Errar costei non può. Tutto l’ingrata
495apre ad essa il suo cor. Ah cruda! È tempo,
 è tempo, sì, di vendicarsi. Iniqua!
 Sì, nel rival superbo
 ti punirò. Troppo sforzai lo sdegno
 e l’amor rispettai. Morrà l’indegno.