Venceslao, Genova, Franchelli, 1717 (Il Venceslao)

 SCENA V
 
 LUCINDA
 
 LUCINDA
1040Correte a rivi, a fiumi, amare lagrime.
 Tolto da me lo sposo
 ha l’ultimo congedo.
 Più non lo rivedrò. Barbaro padre!
 Miserabile sposo! Ingiusti numi!
1045Su, lagrime, correte a rivi, a fiumi.
 Ma che giova qui ’l pianto? A l’armi, a l’armi.
 Già che tutto disperi,
 tutto ardisci, o Lucinda. Apriti a forza
 ne la reggia l’ingresso. Ecco già parmi
1050di svenare il tiranno,
 di dar morte a’ custodi,
 di dar vita al mio sposo e di abbracciarlo
 fori de’ cepi... Ahi, dove son? Che parlo?
 
    Sento al cuor un duol vorace
1055che serpendo ancora piace,
 che struggendo alletta ancor.
 
    Ma vorrei, pietosi dei,
 per finire il mio martire
 più crudele il mio dolor.