Venceslao, Genova, Franchelli, 1717 (Il Venceslao)

 SCENA XVII
 
 LUCINDA, VENCESLAO, ERNANDO
 
 LUCINDA
840Nel dì venturo a morte?
 Perdona, o re, di Casimiro il capo
 con l’amor mio da le tue leggi esento.
 È re di Lituania,
 tal le mie nozze il fanno;
845e come re non dee
 ubbidir l’altrui leggi.
 Rispetta il grado e ’l tuo rigor coreggi.
 VENCESLAO
 Regina, ei re non era
 nel far la colpa. E la sua colpa il trova
850suddito di mie leggi.
 Rispetta il giusto e l’amor tuo correggi.
 LUCINDA
 È questa la tua fede?
 Così mi sposi al figlio?
 Misera, e in chi poss’io ripor più spene?
 VENCESLAO
855De la real promessa or mi sovviene.
 Regina, il pianto affrena,
 sposo l’avrai né mancherassi a fede.
 LUCINDA
 Lieta gode quest’alma e più non chiede.
 
    Sento già che il mesto core
860incomincia a respirare
 della pena sua crudel;
 
    così doppo il fosco orrore
 più tranquillo scherza il mare,
 più sereno ride il ciel.