Venceslao, Genova, Franchelli, 1717 (Il Venceslao)

 SCENA XII
 
 VENCESLAO, poi CASIMIRO
 
 VENCESLAO
 E pur cresce nel seno
670e l’affanno e ’l timor; qual notte è questa
 in cui sognansi orrori ad occhi aperti?
 Cor di re, cor di padre,
 qual acciar ti trafigge? E qual gran male
 tutto gelar fa nelle vene il sangue?
675Il supplicio de’ rei
 prova quest’alma; e in che v’offesi, o dei?
 CASIMIRO
 
    Dolci brame di vendetta,
 già la vittima cadé.
 
 VENCESLAO
 Sparite, o de la mente
680torbide larve... Figlio...
 CASIMIRO
                                            Padre... (Oh stelle!)
 VENCESLAO
 Che acciaro è quel? Che sangue
 ne stilla ancor? Qual colpo
 mediti? E qual facesti?
 Che orror, che turbamento
685ti sparge il volto?
 CASIMIRO
                                  (Ahi che dirò?)
 VENCESLAO
                                                                Rispondi.
 CASIMIRO
 Signor...
 VENCESLAO
                   Parla.
 CASIMIRO
                                Poc’anzi...
 andai... Veni... L’amore...
 Lo sdegno... Una ne l’altra
 mancan le voci. Attonito rispondo;
690nulla, o padre, dir posso e mi confondo.
 VENCESLAO
 Gran timido è un gran reo.
 Errasti, o figlio, e gravemente errasti.
 Ragion mi rendi or di quel sangue.
 CASIMIRO
                                                                  Questo...
 Prepara pur contro il mio sen, prepara
695le più atroci vendette...
 Questo (il dirò) del mio rivale è sangue;
 sangue è d’Ernando.
 VENCESLAO
                                        O dei!
 Ernando è morto?
 CASIMIRO
                                    Ed io,
 io ne fui l’omicida.
 VENCESLAO
700Perfido, Ernando è morto?
 CASIMIRO
                                                   E ragion n’ebbi.
 VENCESLAO
 Di svenarmi in quel core
 ragione avesti? Barbaro, spietato,
 tu pur morrai. Vendicherò...